Dieta chetogenica ed emicrania

Dieta chetogenica ed emicrania

Razionale di impiego

Dati di efficacia di case report e studi prospettici

Introduzione

L’emicrania rappresenta uno dei disordini neurologici più frequenti nella popolazione, ma il suo reale impatto sulla vita dei pazienti e sui costi sociali e sanitari è ancora oggi generalmente sottostimato. A causa della sua natura transiente infatti, è spesso percepita come un disturbo di secondo ordine rispetto ad altre patologie. I dati dello studio Global Burden of Disease (GBD) 2016 la posizionano tra i primi sei disturbi maggiormente diffusi nella popolazione e la identificano quale una delle principali cause di disabilità a livello mondiale [1]. La sua esatta patogenesi non è ancora chiara, ma sembra coinvolgere la circolazione extracranica e uno sbilanciamento del tono eccitatorio-inibitorio che sarebbe alla base dell’attivazione e della sensibilizzazione delle fibre nocicettive del trigemino [2]. La presenza di comorbidità quali, per esempio, malattie neurologiche e psichiatriche, dolore cronico, malattie cardiovascolari, condizioni gastrointestinali, allergie o asma e la presenza di obesità possono contribuire a un aumento della frequenza e dell’intensità degli attacchi e può complicare ulteriormente il trattamento della patologia. Indipendentemente dal tipo di terapia adottata, il controllo dei fattori scatenanti l’attacco e un intervento sullo stile di vita del paziente sono indispensabili per una gestione di successo del paziente con emicrania [3].

Dieta chetogenica ed emicrania

Tra gli interventi applicabili allo stile di vita, l’integrazione alimentare e l’impostazione di una dieta giocano un ruolo importante nel ridurre l’incidenza dell’emicrania e dovrebbero essere considerati utili strumenti nella prevenzione e nella gestione degli attacchi. A questo scopo oggi sono stati studiati diversi possibili interventi sulla dieta dei pazienti con emicrania, tra cui l’impiego di un regime chetogenico a basso contenuto di carboidrati [3]. La dieta chetogenica rappresenta un’opzione di trattamento, già consolidata, dell’epilessia pediatrica refrattaria alle terapie farmacologiche, e dati in letteratura la identificano come un possibile trattamento profilattico di numerosi disturbi a carico neurologico [3-4]. I primi dati sui benefici della dieta chetogenica sulla profilassi dell’emicrania risalgono già agli anni ’20 e, di recente, la letteratura ha riportato i risultati di alcuni studi che sembrerebbero confermare questa ipotesi [5]. Già ampiamente nota per il suo consolidato impiego nel trattamento dell’obesità, la dieta chetogenica potrebbe rappresentare, quindi, un utile strumento nella profilassi dell’emicrania. Nonostante l’esatto meccanismo resti ancora da chiarire, i dati in letteratura riportano che l’adozione di un regime dietetico basato sulla chetosi sia in grado di ridurre il numero e l’intensità delle crisi emicraniche.

La dieta chetogenica in breve

Obiettivo della dieta è quello di imitare le condizioni caratteristiche del digiuno senza però privare l’organismo dell’apporto calorico necessario per sostenerne i meccanismi di crescita e sviluppo. La dieta si basa su un regime a basso contenuto di carboidrati (generalmente <50 g/die) associato a una quota adeguata di proteine e grassi, in grado di stimolare la sintesi epatica dei corpi chetonici, motivo per cui viene definita anche Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD). In assenza di glucosio quale fonte principale di energia, gli acidi grassi contenuti del tessuto adiposo vengono mobilitati, trasportati al fegato e impiegati come substrato per la sintesi dei corpi chetonici (aceto acetato, acido ?-idrossibutirrico e acetone) attraverso un processo denominato chetogenesi. Questi prodotti vengono, quindi, utilizzati dagli organi, cervello compreso, come fonte di energia attraverso la conversione in acetil-CoA ed entrano nel ciclo di Krebs [5].

Razionale d’impiego della dieta chetogenica nel paziente con emicrania

La letteratura riporta dati a dimostrazione dei benefici ottenibili attraverso l’adozione di una dieta chetogenica nella profilassi e nel trattamento di alcune patologie neurologiche. In particolare, lo stato di chetosi raggiungibile con questo regime dietetico sembrerebbe interferire con i meccanismi alla base della patofisiologia dell’emicrania. Le azioni svolte sul sistema nervoso riguarderebbero, quindi:

  1. Trasmissione sinaptica: i corpi chetonici svolgono un’azione pleiotropica modulando la concentrazione e il rilascio dei neurotrasmettitori e regolando la polarizzazione delle membrane cellulari delle cellule nervose, portando in questo modo all’inibizione dell’aumentato tono eccitatorio. A questo, va a sommarsi un aumento della trasmissione GABAergica e un concomitante calo del tono glutammatergico. L’attivazione del metabolismo degli astrociti porta, infatti, alla conversione del glutammato in glutammina e, quindi, alla trasformazione della glutammina in acido ?-amminobutirrico (GABA) [4-6].

  2. Produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS): uno stato di chetosi metabolica promuove la neuroprotezione, favorendo l’aumento delle riserve di adenosintrifosfato (ATP) mitocondriale, riducendo la sintesi di ROS e inibendo la formazione di radicali liberi glutammato-indotti attraverso un aumento della proporzione NAD+/NADH [4-6-7].

  3. Neuroinfiammazione: i corpi chetonici sono in grado di inibire la traslocazione del fattore nucleare ?B (NF-?B), regolando l’espressione di due geni coinvolti nella risposta infiammatoria con conseguente inibizione delle attività della cicloossigenasi-2 (COX-2) e, quindi, della produzione e del rilascio di citochine proinfiammatorie, a cui si accompagna anche la riduzione dei livelli di Tumor Necrosis Factor-? (TNF?) [4-6].

  4. Depressione corticale propagata: secondo alcune ipotesi, l’aura che caratterizza alcuni tipi di emicrania originerebbe da un cambiamento repentino nel flusso sanguigno afferente a una vasta zona della corteccia e che porterebbe all’insorgenza del sintomo doloroso. Lo stato di chetosi metabolica sembrerebbe in grado di ridurre la propagazione della depressione corticale, inibendo di fatto il processo che porterebbe all’origine dell’aura [6].

Dati di efficacia dalla letteratura

Case report e studi prospettici dimostrano come l’introduzione di un regime VLCKD consenta di ottenere in pazienti obesi con emicrania una riduzione statisticamente significativa della frequenza degli attacchi, del numero di giorni con emicrania e del consumo di farmaci rispetto al basale [9-14]. Inoltre, i dati confermano che l’adozione di una dieta VLCKD è significativamente più efficace rispetto a quella di un regime VLCKD nella prevenzione degli attacchi di emicrania. Da notare, infine, che l’efficacia profilattica della dieta chetogenica nell’insorgenza delle crisi è risultata totalmente indipendente dal calo ponderale: seppur i pazienti siano andati incontro a una riduzione del peso corporeo con differenti regimi dietetici, solo quelli avviati a una dieta chetogenica hanno ottenuto i risultati migliori in termini di efficacia.

Conclusioni

Sebbene siano ancora in attesa di una conferma proveniente dai grandi trial randomizzati, i dati oggi disponibili in letteratura evidenziano come la dieta chetogenica sia efficace nel ridurre la frequenza e l’intensità delle crisi emicraniche già in pochi giorni rappresentando, in questo modo, un promettente alleato nella profilassi dell’emicrania.

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BIBLIOGRAFIA

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